ADOLESCENZA

Come aiutare tuo figlio ad affrontare la pressione del gruppo di amici – 1^ parte

di C. Callegaro


I ragazzi dai 10 ai 14 anni quando crescono devono affrontare molte sfide e lo sconvolgimento ormonale non li facilita, così pure stili educativi troppo lassivi o al contrario troppo severi portano all’estremo sia richieste che comportamenti. Il gruppo è per loro un punto di riferimento irrinunciabile, ma i gruppi non sono tutti uguali ed alcuni sono proprio da evitare. Il bisogno di essere accettati dal gruppo sarà pressanti e le richieste degli amici potrebbero diventare insostenibili. Nessun allarme: è una visione realistica.
Puoi aiutare il preadolescente (cioè di un ragazzo dai 10/11 anni ai 13/14 anni di età) ad affrontare questa fase e a superare con successo tutte le sfide ad esse connesse; perchè succeda è necessario mantenere aperto il dialogo in famiglia su tutti i fronti, offrendo ai ragazzi strategie di comportamento, racconti di sè e della propria adolescenza, riflessioni ecc.

Vediamo le prime 3 delle 9 strategie per mantenere aperto il dialogo e alto il livello di guardia allo stesso tempo:

1. PARLA ASSIEME DI CIò CHE GLI SUCCEDE
Parla ssieme di cosa succede quando il gruppo di amici chiede di comportarsi in un certo modo e di come opporsi possa portare a sentirsi diversi , magari ad essere impopolari. Aiuta tuo figlio a capirlo attraverso esempi e storie di ragazzi che opponendosi a queste richieste hanno gudagnato la stima e l’amicizia di altri ragazzi. Fagli sentire che capisci quanto sia difficile e che fai il tifo per lui; lo puoi fare aiutandolo a immaginarsi e prefigurarsi possibili situazioni di difficoltà e a trovare soluzioni praticabili. La responsabilità personale si apprende praticandola, perciò parla con lui di quanto sia importante che agisca sapendo delle conseguenze delle proprie azioni.

2. APRI (E TIENI APERTE) LE PORTE DELLA TUA CASA
Merende per tutti dopo i compiti in gruppo, sabato pomeriggio a vedere un film che piace loro tra popocorn e patatine; il divano sarà a loro disposizione e si divertiranno un sacco. Fatevi sempre presentare i loro amici, mantenete lo sguardo sul gruppo senza esagerare; allenate il vostro istinto genitoriale che vi farà capire con quale amico vostro figlio potrebbe avere maggiore difficoltà a gestirne l’influenza o il carisma. Invita per un veloce saluto anche i loro genitori, se le visite a casasi ripetono spesso fatti dare il loro numero di cellulare o l’indirizzo, sii genitle e chiama tu per prima! Oltre a realizzare un atto di cortesia potrai anche stabilire un canale di comunicazione con loro che ti tornerà molto utile in caso di necessità (marachelle, bigiate, bugie plateali o di gruppo, scioperi mai fatti, ecc…). La finalità rimane sempre e comunque il supporto emotivo; se sei un tipo ansioso sfrutta la situazione per allenarti a contenere l’ansia!

3. IN COPPIA RICORDA DI REMARE NELLA STESSA BARCA VERSO UN’UNICA DIREZIONE
L’armonia tra genitori è la base per la crescita serena dell’essere umano: è una verità incontrovertibile, che non lascia spazio nè a “se…” nè a dei “ma  io…”; i ragazzi quando vedono litigare mamma e papà per quale sia la decisione migliore da prendere, purtroppo poi decidono da soli. I genitori ai loro occhi perdono autorevolezza: le discussioni per chi sia il genitore “più buono” o “migliore” per un figlio aumentano la scarsa credibilità e tenuta delle loro decisioni e azioni educative. La coerenza genitoriale consiste in questo “in ciò che dice mamma c’è il pensiero di papà, in ciò che dice papà c’è il pensiero di mamma”; quindi in sintesi non significa, come erroneamente si pensa, essere d’accordo su tutto al 100 %, ma portare al figlio il pensiero e l’amore dell’altro genitore! Quando viene trasmesso questo messaggio, allora i ragazzi sentono di avere una strada precisa davanti, sentono che c’è unione tra mamma e papà anche se hanno punti di vista diversi.

2^ parte

4) NON ABBIATE PAURA DI DIRE DI NO
Il “no” di questi tempi è una risposta molto temuta da parte dei genitori e richiama grandi reazioni esagerate da parte dei ragazzi che sono tendenzialmente poco amanti del non avere quello che vogliono. La maturazione del cervello tra gli 11 e i 14 anni è tale da poter capire azione/conseguenza/reazione, vale pertanto la pena iniziare a insegnargli che ci sono responsabilità e diritti; questi ultimi sono importanti come le responsabilità! Poi vanno anche insegnate la libertà e i divieti, la prima è importante come i divieti. Potresti accorgerti che sei più esperto ad insegnargli la libertà e meno i divieti oppure più le responsabilità e meno i diritti; allora sai dove dovrai migliorare! Peccato che il “no” sia così usato male: o è detto troppo poco o è usato in modo indiscrinato! Eppure è un grande strumento di crescita e aiuta i ragazzi a maturare.Nel dire “NO” è importante rispettare 3 criteri:

a) le limitazioni che ponete devono essere ragionevoli e adattate al livello di responsabilità che dimostra vostra figlia/o;

b) vince la coerenza nel tempo, cioè mantentere fede all’impegno preso di porre limiti nel tempo (e non solo sulla scia di un’emergenza educativa) ;

c) il “NO” deve essere chiaro e non può essere un NI o un mezzo SI o altro; un figlio non si sente al sicuro di fronte a tentennamenti o frasi confuse. E sai come reagisce? in 3 modi prevalentemente: 1) crea confusione; 2) si ribella; 3) non rispetta l’adulto. In sintesi se non rispetti questi criteri tuo figlio non si sente protetto ma destabilizzato, e reagirà di conseguenza!

5) NO AL GENITORE AMICO
Potrei scrivere un libro su questo punto, no meglio un’enciclopedia! E potrei portarti centinania di esempi di situazioni di disagio profondo vissute dagli adolescenti i cui genitori dichiarano orgogliosi di essere i migliori amici del proprio figlio: MA ANCHE NO!!! In un famiglia i ruoli sono diversi e un genitore è chiamato a prendersi cura e a guidare i figli in modo resposanbile: sono permessi gli erorri ma non la confusione di ruolo! I ragazzi già a 10/11 annui devono sapere che la guida sei tu, che spetta a te fissare le regole e stabilire le conseguenze di determinate azioni. L’amico ha una funzione diversa: l’amico è un sostegno prezioso e imprescindibile ma non ha funzione di guida e non stabilisce le regole della famiglia! I genitori indicano la via, la rotta verso cui dirigere la nave “educazione figli” e devono imparare a farlo con autorevolezza e affetto continui. Quello che ti voglio dire è che se confondi i ruoli purtroppo tuo figlio si sentirà insicuro e confuso! E quel che è peggio è che, se protratto per tanto tempo, questa confusione di ruoli genitore/figlio costringe i ragazzi a fare da genitori a degli adulti immaturi e irresponsabili!

6) ALLARGA I SUOI INTERESSI
Si proprio così: spronalo ad allargare i suoi interessi, le sue passioni, tanto più se non ne ha o  ne ha poche ma non sono proprio così “avvolgenti”! Dal punto di vista di un ragazzo a quell’età (10/14 anni) l’orizzonte degli interessi è abbastanza limitato; essendo per forza di cose poco autonomi non sanno immaginare cosa ci’ fuori dalla porta di casa. La rete in questo senso è un grosso aiuto, ma bisogna uscire di casa! Porta tua figlia/o a teatro, a mostre, fiere dell’hobby, concerti di gruppi musicali vicini al loro mondo ecc….Aiutalo ad appassionarsi veramente a qualcosa: lo aiuterà a sentirsi competente, sicuro e a sviluppare i primi elementi dell’autodisciplina. Ciò nel tempo lo aiuta a focalizzarsi meglio sugli obiettivi, vincerà la tendenza a rimanere ancorato sulle sue abitudini/sicurezze, aprirà la mente, usicrà dalla sua “tana” sempre più perchè starà maturando più strumenti per la gestione della paura del nuovo e del cambiamento.

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L'autostima è il segreto della felicità.

Un percorso che parte da piccoli
La mancanza di autostima, soprattutto nei ragazzi in età adolescenziale, è spesso un terreno fertile per lo sviluppo di problemi nella riuscita scolastica, nell’integrazione in ambienti nuovi o anche di disturbi più seri come quelli legati alla sfera alimentare.
Un figlio che ha una buona autostima è quindi meno esposto a questi rischi, ma intervenire su questo tratto del carattere del ragazzo quando ormai la sua personalità è già formata è decisamente più difficile.

Preparalo ad affrontare la scuola dell'infanzia

Scuola : si diventa grandi!
Settembre significa scuola, ma anche... scuola dell'infanzia. Il primo giorno di scuola, quello di solito celebrato con tanto di fotografia con zainetto e grembiulino, è l’inizio di una nuova avventura per il bambino, e anche per la mamma! Se non ha affrontato l’esperienza del nido questo diventa il primo vero distacco del piccolo dai genitori, che può rivelarsi emotivamente difficile da gestire da entrambe le parti. Le ansie della mamma di affidare il figlio a degli estranei si sommano a quelle del bimbo di sentirsi trascurato e abbandonato.

 

In questo luogo infatti sperimenterà la necessità di dividere le attenzioni di un adulto con altri coetanei e di non essere più al centro della scena, ma piuttosto parte di un gruppo, nel quale dovrà gradualmente integrarsi. Come in ogni situazione analoga della vita, il fattore tempo gioca un ruolo fondamentale nell’inserimento del soggetto nel nuovo contesto: quindi nessuna meraviglia se i primi giorni si rivelano un tantino difficili. Cerchiamo di capire quali possono essere le buone abitudini e i vari step di “avvicinamento” a questa tappa così importante della sua infanzia.

Un mese prima
Prendere confidenza con l’ambiente è fondamentale sia per il figlio che per i genitori. Quindi potete con largo anticipo, anche prima della pausa estiva, andare insieme al vostro bimbo presso la scuola per una sorta di “sopralluogo”. Visitate la scuola durante le attività in modo da dare al piccolo un’idea realistica di ciò che lo attende. Questa esperienza potrà creare anche un “ricordo” positivo nel bimbo come esperienza condivisa con i genitori.
Conoscere le insegnanti infine si rivelerà molto utile, non solo per il bimbo ma anche per i genitori. Creare un rapporto di fiducia con il personale docente è fondamentale per affidargli senza remore il piccolo, mentre il bimbo, in caso di bisogno, si rivolgerà con più facilità alle insegnanti se avrà l’impressione di averle già incontrate.

 

Senza creare eccessive aspettative e dipingerlo come un luogo fatato sarà comunque utile raccontare al bambino come si svolgeranno le sue giornate. È bene che il piccolo sappia che cosa lo aspetta, che passerà del tempo con dei coetanei e che potrà dedicarsi a nuovi giochi. Se il bambino sarà “informato” avrà più strumenti per affrontare questa nuova esperienza.

Una settimana prima
La scuola dell'infanzia accompagnerà tuo figlio nei prossimi tre anni: si tratta quindi di una nuova abitudine di vita che come tale va acquisita. Inizialmente sarà un piccolo stravolgimento nella routine del bambino, che è opportuno preparare per tempo. Cerca di evitare, proprio come faresti per te stessa con il rientro in ufficio, di far coincidere la fine delle vacanze con l’inizio della scuola. Lo stacco tra un periodo di gioco “totale” e la nuova realtà potrebbe portare a difficoltà di adattamento.
Comincia una settimana prima circa a sincronizzare gli orologi di tuo figlio con quelli scolastici. Se necessario anticipa la messa a letto per assicurare al piccino le solite ore di riposo e sveglialo in modo che abbia tutto il tempo per prepararsi con calma alla sua giornata a scuola, senza dover abbandonare la casa in modo repentino.

Da brava mamma avrai sicuramente voglia di vestire il tuo bimbo al meglio per questa grande “occasione”. Potrete ad esempio scegliere insieme lo zainetto, ma fai attenzione a non esagerare, dal momento che non sta certo andando a una sfilata! Scegli vestiti comodi perché il bambino trascorrerà la maggior parte della giornata in giochi  con i suoi amici.

Il primo giorno
Il grande giorno è arrivato! Per prima cosa, anche se un po’ di preoccupazione è normale, cerca di non mostrarti ansiosa. Se ti vede in questo stato il bambino avvertirà una situazione di pericolo e farà fatica a rimanere da solo e tranquillo. Cerca di essere puntuale: questa non è soltanto una regola di buon comportamento, ma è fondamentale per l’inserimento di tuo figlio nel nuovo gruppo di compagni. Se arriva troppo tardi il bimbo potrebbe trovare dei gruppetti già formati e faticare a inserirsi, o ritrovarsi ad essere “l’ultimo” e quindi il più osservato di tutti.

Infine se dovesse succedere quello che tutte le mamme temono, ovvero che il bimbo inizia a piangere e non vuole fermarsi a scuola, dovrete comunque, anche se vi costerà fatica, dimostrarvi ferme. Dopo averlo salutato lasciate l’asilo senza tornare sui vostri passi o, peggio, nascondervi dietro a una finestra per controllare le sue reazioni. Se vi dovesse “scoprire” il distacco sarebbe ancora più lungo e faticoso! Dopo qualche minuto di pianto vostro figlio avrà già metabolizzato il distacco. Nel caso di “reali” difficoltà di adattamento saranno le insegnanti ad avvisarvi e a consigliarvi su come effettuare un inserimento graduale, nel quale sia necessaria una vostra maggiore presenza.

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PEDIATRI SIPPS:  ERRORI DA EVITARE QUANDO IL MATRIMONIO FINISCE
REAZIONI DIVERSE A SECONDA DELL'ETA, AGIRE PER TUTELARE EQUILIBRIO.

(DIRE - Notiziario minori) Roma,

Quando l'amore tra genitori finisce, la famiglia diventa l'ambiente meno confortante: i due genitori litigano, non si parlano e l'atmosfera, di giorno in giorno, e' sempre piu' pesante. In questi casi la separazione e' spesso l'unica strada percorribile per ridare serenita' all'intero nucleo famigliare. "Sono soprattutto i figli che, senza alcuna colpa, soffrono le conseguenze maggiori di una separazione- sostiene il Dottor Leo Venturelli, pediatra della Societa' Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS)- e sono loro che subiscono il danno psicologico piu' rilevante a seguito di questo cambiamento. Molti punti di riferimento, indispensabili per una crescita equilibrata, vengono a mancare e spesso i bambini, sentendosi responsabili del fallimento dei loro genitori, sperano di poter contribuire a rimettere in sesto la situazione. Per limitare il piu' possibile gli effetti di questo dramma, e' importante rassicurare i propri figli ed essere chiari fin da subito sui cambiamenti futuri, mantenendo con loro un rapporto costante e tranquillo, nel tempo".

Le reazioni del bambino e del ragazzo possono essere diverse a seconda dell'eta'. Proprio per aiutare i genitori ad affrontare questo delicato momento, i pediatri della Sipps hanno osservato gli errori piu' frequenti che si compiono durante la separazione ed hanno suggerito cio' che essi possono fare per evitare di compromettere la crescita serena ed equilibrata dei propri figli. - Stimolatelo ad esprimere i suoi pensieri rispetto alla separazione dei genitori: i bambini soffrono della separazione dei genitori e, quindi, possono diventare ansiosi, irritabili e depressi. Piangere senza motivo, avere dolori allo stomaco, soffrire di insonnia, andar male a scuola, comportarsi in modo aggressivo: questi sono alcuni dei segnali tipici del momento difficile che il bambino sta attraversando; aiutatelo a rendere espliciti questi problemi, a parlarvene, anche se voi stessi siete nello stesso stato d'animo. Spiegategli che lui non e' responsabile della separazione, in modo da non creargli falsi sensi di colpa. Potreste chiedere agli insegnanti di stimolare un dibattito a scuola: se in classe ci sono altri bambini nelle stesse condizioni, vostro figlio si sentirebbe meno isolato e si vergognerebbe di meno.

- Evitate giudizi (negativi) sul partner e lasciate che il bambino nutra lo stesso affetto per entrambi i genitori: parlategli dei lati buoni dell'altro genitore, anche a costo di reprimere i vostri sentimenti di rabbia; evitate di svalutare o screditare il coniuge, non costringete il bambino a prendere posizione in vostro favore: lo mettereste in crisi e gli provochereste maggiore stress. Vostro figlio ha bisogno di essere amato da entrambi, anche se voi personalmente non siete d'accordo.

- Non mettetevi a litigare in modo violento in sua presenza: i bambini, specie figli di divorziati, si agitano e si preoccupano se vedono i genitori litigare violentemente. Cercate di non alzare la voce in modo eccessivo in loro presenza e di non lanciarvi improperi reciprocamente.

- Spiegategli che il divorzio e' una cosa definitiva: molti bambini credono di poter far riconciliare i genitori e si illudono che la separazione sia solo temporanea; mettete in chiaro che il divorzio e' una cosa definitiva; cercate di essere realisti in modo da non dare adito a illusioni. Cosi' il bambino superera' meglio questi momenti critici.

- Fate in modo, nei limiti del possibile, che il bambino viva nella casa di sempre: la possibilita' di rimanere in un luogo conosciuto e' molto importante per vostro figlio; se dovete trasferirvi, cercate di trovare casa nelle vicinanze, o almeno di non staccarlo dal suo ambiente, in modo da fargli continuare la stessa scuola e frequentare i soliti amici: meno cambiamenti dovra' affrontare nella vita quotidiana, piu' riuscira' a superare lo stress del divorzio.

- Cercate di consolare il vostro bambino, dimostrandogli entrambi affetto: dite a vostro figlio che l'unica cosa che e' sicura e' l'amore che entrambi avete per lui, anche se tra voi genitori litigate molto spesso o non siete piu' felici; se il bambino e' sotto i 6 anni, cercate di coccolarlo comunque in piu' occasioni. Il bambino ha ancora bisogno di percepire emozioni positive dal contatto diretto con mamma e papa'.

- Concedete a vostro figlio di vedere regolarmente il genitore separato: il bambino ha bisogno sia della madre, che del padre: il divorzio viene vissuto come una situazione in cui un genitore lo abbandona; evitate che questo succeda, dando la possibilita' all'altro coniuge di passare adeguati periodi di tempo con vostro figlio. Tali momenti dovrebbero essere regolari, ogni 1 o 2 settimane, e dovrebbero durare un'intera giornata in modo da permettere un contatto piu' lungo e costruttivo tra bimbo e genitore. Rispettate le scadenze delle visite, per non deludere le sue aspettative; dategli anche la possibilita' di telefonare all'altro genitore quando lo desidera, fornendogli il numero di telefono. Se uno dei due genitori sparisce dalla circolazione e non si fa piu' vedere, cercate di trovare una figura sostitutiva dello stesso sesso del genitore che se ne e' andato. Un vostro fratello, una sorella o il vostro nuovo partner dovrebbero essere coinvolti per aiutarvi in questo.

- Non siate troppo indulgenti, mantenete le stesse regole di sempre: se il bambino e' stato abituato a delle regole, cercate di essere coerenti anche se siete separati; evitate eccessiva indulgenza nei suoi confronti, non concedetegli facili privilegi, evitate di attirarlo dalla vostra parte con regalini o concessioni. Aumenterebbero il suo disorientamento e rischiereste di viziarlo.

- Fatevi aiutare dai nonni: spesso la famiglia di origine e' una risorsa importante da mettere in campo quando si rimane soli con un bambino e mancano aiuti economici e morali, ma dovete sempre rimanere voi i responsabili della disciplina e del comportamento del bambino, in quanto i nonni potrebbero essere troppo permissivi o viziare il nipote. Evitate poi che parlino delle vostre situazioni coniugali o facciano commenti sul vostro partner separato davanti al bambino, sempre molto sensibile a tutto quello che si racconta in casa.

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SCHIAFFI, PER UN QUARTO DEI GENITORI È GESTO EDUCATIVO

 

 

IL 22% LO FA QUALCHE VOLTA AL MESE, IL 5% QUASI TUTTI I GIORNI, IL 49% LO UTILIZZA ECCEZIONALMENTE.

(DIRE - Notiziario Minori) Roma. - La ricerca del dialogo e dell'ascolto si confermano i principali pilastri sui quali i genitori costruiscono il loro rapporto educativo con i figli - rispettivamente per il 50% e per il 35% di essi. Tuttavia piu' di un quarto dei genitori italiani ricorre allo schiaffo: lo fa o qualche volta al mese (22%) - o quasi tutti i giorni (5%). A questi si aggiunge un 49% che lo utilizza eccezionalmente. In generale un quarto di madri e padri italiani vede nel ceffone un gesto con una valenza educativa. A fronte di cio' circa il 25% del totale dei genitori si rifiuta categoricamente di ricorrere alle punizioni fisiche dei propri figli. Sono alcuni dei dati della nuova ricerca di Save the Children - realizzata da Ipsos - su "I metodi educativi e il ricorso a punizioni fisiche" e diffusa in occasione del lancio, oggi, della nuova campagna "A mani ferme - Per dire 'no' alle punizioni fisiche nei confronti dei bambini". La campagna si inserisce nell'ambito del progetto europeo coordinato da Save the Children Italia "Educate, do not punish" , ed e' in collaborazione con la Societa' italiana di pediatria (Sip) e l'Associazione nazionale dei pedagogisti italiani (Anpe). Educano "alzando le mani" - seppure qualche volta nel mese - il 22% dei genitori di bambini da 3 a 16 anni. Un dato che, paragonato alla precedente ricerca di Save the Children, mostra un aumento del ricorso allo schiaffo fra i genitori con figli tra 6 e 10 anni (27% a fronte del 22% del 2009) e fra 11 e 16 anni (18% contro l'8%), mentre in decremento l'uso del ceffone verso i bambini piu' piccoli tra 3-5 anni (passato dal 38% del 2009 al 22% del 2012). Capita invece quasi tutti i giorni di dare uno scapaccione ai propri bambini rispettivamente al 5% dei genitori di figli fra 6 e 16 anni e al 3% di quelli con bambini tra 3 e 5 anni. Avviene poi in casi eccezionali al 49% dei genitori di bambini da 3 a 10 anni e per il 51% di quelli con figli da 11 e 16 anni. In generale, i tre quarti dei genitori sono conviti che lo schiaffo di per se' sia un gesto prevalentemente violento e non un metodo da utilizzare sistematicamente nell'educazione dei figli. Quando vi ricorrono e' in situazioni eccezionali, come extrema ratio laddove avendo gia' utilizzato altri espedienti, non sanno piu' come comportarsi. Infatti tra le principali motivazioni che spingono allo schiaffo, c'e' per quasi il 45% "l'esasperazione, lo spavento, la reazione di un momento", seguita da "il voler segnalare in modo inequivocabile che si e' superato un limite estremo" per il 38%. Per quanto riguarda le conseguenze dello schiaffo sui bambini, non sono considerate necessariamente negative: per quasi il 57% dei genitori, dare uno schiaffo una volta ogni tanto non ha mai fatto male a nessuno e per il 26% di essi addirittura puo' avere un effetto benefico per renderli adulti educati.

(Ami/ Dire)