SCUOLA. APPELLO IDO AL BUON SENSO PER MEDICI, PSICOLOGI, INSEGNANTI E GENITORI
'AFFRONTARE PROBLEMA DIAGNOSI PER EVITARE ESERCITO DI NUOVI MALATI'.

(DIRE - Notiziario Scuola) Roma, 8 apr. - È fondamentale affrontare e non eludere il problema della diagnosi non solo nell'autismo ora cosi' attuale ma in tutti i casi in cui si manifestano i disturbi del comportamento. A lanciare l'allarme sono state infatti i servizi territoriali delle Asl e l'ordine degli psicologi, che negli ultimi 12 mesi hanno registrato un incremento del 20% di bambini e adolescenti con disturbi del comportamento. Parliamo di ansia, depressione, anoressia, enuresi, dislessia, balbuzie, tic motori, della sindrome da iperattivita' (Adhd), del disturbo ossessivo e dell'aggressivita'. Arrestare questa impressionante ondata di patologie e' possibile, ma solo comprendendo le reali cause che si celano dietro questo aumento.

 

Bisogna andare oltre le apparenze e non cercare un'etichetta. Ormai, se un bambino e' arrabbiato dicono che abbia l'Adhd, se e' immaturo e presenta delle difficolta' scolastiche gli viene attribuito un disturbo dell'apprendimento, per non parlare poi del disturbo di attenzione. Queste difficolta', come molte altre, vengono indicate da una corrente di specialisti come un disturbo con origine biologica, come se questi minori fossero tutti nati con una patologia. Ma, visto l'aumento esponenziale di tali comportamenti problematici, dire che un disturbo del comportamento o la dislessia abbia un'origine unicamente di tipo genetico significherebbe ammettere che e' in corso un'epidemia. È paradossale invece il non voler prendere atto che tale esplosione di casi dipenda da diverse cause anche sociali e ambientali. Infatti, le categorie percentualmente piu' esposte sono i bambini adottati, i minori traumatizzati e gli anticipatari, che a 5 anni sono iscritti in prima elementare.

Prendere atto di questa situazione e' realmente una prova, la cosi' detta "evidence based".

L'Adhd per anni e' stata indicata come sindrome autonoma e contrastata da tanti clinici, adesso e' stata collegata alla depressione e ai disturbi di condotta in comorbidita'. Un paradosso, come se la terapia fosse la stessa. Per quanto riguarda poi i disturbi del linguaggio, volere che un'unica dicitura racchiuda tutte le difficolta' a prescindere dall'origine e' estremamente superficiale e poco utile. Una valutazione errata condiziona negativamente la vita dei bambini. I disturbi di attenzione che i piccoli presentano a scuola necessitano di comprendere quale disagio si celi dietro queste difficolta' ed intervenire alla fonte del problema. La stessa cosa avviene per i disturbi del sonno, quelli alimentari, l'enuresi e la magica Adhd che compare e scompare a seconda di chi la osserva. Il vomito, le crisi del sonno o ancora le alterazioni dell'umore che avvengono in molti bambini prima di andare a scuola non sono una rarita', purtroppo il quadro di fobia scolare e' in aumento. Le motivazioni di tanto malessere hanno radici piu' profonde, forse dovremmo riflettere sui cambiamenti avvenuti nella societa' e nella famiglia invece di cercare soluzione e cause sempre da un'altra parte. Si e' deciso di lanciare un appello per evitare che nasca un esercito di nuovi malati, perche' dire che un bambino ogni 50 e' coinvolto nella sindrome del disturbo autistico significa ammettere che stiamo vivendo una situazione sociale di contagio incontrollato. Questa non solo e' falsa informazione, ma porta a diffondere nella cittadinanza un allarmismo sbagliato dal punto di vista scientifico e da' la stura a terapie miracolose che avranno successo perche' i malati non sono tali. Con una rapidita' sorprendente la percentuale dei bambini autistici e' passata in pochi anni da 1 su 500 a 1 su 50. Si e' d'accordo che l'autismo sia una sindrome genetica che chiama in causa tutte le componenti delle sviluppo ma non sul fatto che vi fosse una sola linea terapeutica da seguire. Per questo fu promossa una petizione che ha riscosso tanto seguito. Si riporta per l'efficacia e la forza del suo pensiero le parole di Pier Aldo Rovatti che aveva ragione quando ha denunciato sul 'Piccolo di Trieste', lo scorso 14 dicembre, l'aumento di nuove sindromi con la conseguenza di creare malati psichici o addirittura biologici. È giustamente intervenuto contro le 'medicalizzazioni eccessive', definendo 'imbroglio macroscopico' "l'abbassamento delle soglie patologiche con l'evidente conseguenza di un'impennata del numero delle persone che rientrano o potrebbero rientrare nell'esercito dei malati psichici riconosciuti come tali. Siamo davvero diventati un po' piu' folli? No, di certo. Stanno sviluppandosi il potere delle diagnosi e la loro capacita' di diffondersi microfisicamente nel corpo sociale. Il fenomeno macroscopico, ben noto, e' quello planetario della medicalizzazione della popolazione. Avete bisogno di cure, noi vi diamo malati e una pioggia di nuove malattieà Potenzialmente riguarda tutti ed e' quasi beffardo introdurre la categoria di 'rischio' precoce con le pratiche di prevenzione che esso comporta. Cosi' il genitore che guarda il figlio crede di scorgerne qualche traccia di 'disturbo', teme le conseguenze, comincia a pensare che forse dovra' interpellare uno psicologo e magari uno psichiatra. E, se non e' il genitore stesso, sara' la scuola a metterlo sull'avviso, saranno batterie di test neuro-scientifici gia' pronte a scendere in campo. Cosi' possono iniziare innumerevoli 'false' carriere psichiatriche di altrettanti 'falsi' malati. Gli interessi materiali (enormi) sono palesi, ma ancora peggiore e' il pericolo dell'instaurarsi generalizzato di rinnovate forme di sorveglianza e controllo sociale, e intanto del diffondersi di questa cultura della medicalizzazione". Quello che Rovatti ha voluto "indicare in queste righe e' una nuova sottile violenza, non meno devastante nelle sue premesse, che si propaga intorno a noi in nome della cosiddetta osservazione oggettiva e in attesa che le neuroscienze emettano qualche verdetto definitivo sul funzionamento del cervello umano".

Attenzione, quindi, al tentativo di mettere sotto un unico grande calderone tutti quei soggetti che hanno avuto la sfortuna di incappare in diagnosi descrittive collegate a ipotesi semplicistiche di danni genetici o biologici.

SCUOLA. MIUR: ECCO LE NUOVE INDICAZIONI NAZIONALI PER L' ISTRUZIONE DI BASE.
IERI IL DECRETO MINISTERIALE IN GAZZETTA UFFICIALE


(Notiziario scuola) Roma, 11 feb. - Nella Gazzetta ufficiale n. 30 del 5 febbraio 2013 sono state pubblicate le nuove Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione (D.M. n. 254 del 16 novembre 2012). Le Indicazioni stabiliscono conoscenze, abilita' e competenze che gli studenti devono acquisire a conclusione della scuola dell'infanzia, della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado. Cosi' la scuola di base italiana - statale e paritaria - dispone finalmente di un documento unico che consente a tutte le comunita' scolastiche di organizzare le attivita' educative e didattiche per conseguire l'insieme delle competenze fondamentali.

 

Il Decreto prevede anche la costituzione di un Comitato scientifico nazionale per l'attuazione delle Indicazioni nazionali e il miglioramento continuo dell'insegnamento. Il Comitato sara' incaricato di indirizzare, sostenere e valorizzare le iniziative di formazione e di ricerca in modo da aumentare l'efficacia dell'insegnamento secondo gli obiettivi previsti dalle Indicazioni e nel costante rapporto con le scuole e le loro esperienze.
 

SEMPRE PIÙ BAMBINI DEPRESSI, CAUSE IN CASA O A SCUOLA.
UNIVERSITÀ HOKKAIDO: ATTENZIONE A BULLISMO E PROBLEMI di RELAZIONE.

(DIRE) Roma, 21 dic. - Un figlio che si sente cupo e irritato, ha comportamenti nervosi, non ha fame o mangia troppo, si sente 'lento' tutto il giorno, si stanca facilmente e non riesce a concentrarsi, probabilmente e' un figlio depresso. Lo conferma il professore Kenzo Denda, dell'Universita' di Hokkaido, che ha curato la realizzazione di un opuscolo sulla depressione dei bambini.

 

"Il numero di bambini con diagnosi di depressione e' aumentata negli ultimi anni- ha spiegato il professore in un recente articolo comparso sul 'The Daily Yomiuri'- forse a causa di vari fattori di stress ambientale, come il sovraccarico di informazioni, conflitti interpersonali a scuola, poverta' o problemi di altro tipo su cui non hanno il controllo". Secondo Denda, "i medici specialisti sono abituati a credere che i bambini non sperimentino la depressione perche' il loro ego non e' abbastanza sviluppato per preoccuparsi o deprimersi". Al contrario, ha sottolineato il professore, "i bambini hanno sbalzi d'umore proprio come gli adulti. Si preoccupano anche delle loro relazioni".

Il giornale giapponese ha ricordato che Denda nel 2003 fu a capo di una squadra che ebbe il compito di rilevare la depressione infantile. "Il loro studio mostro' che su 3.331 studenti delle scuole elementari e medie, 434 bambini, pari al 13%, aveva tendenze depressive". A marzo, secondo la testata di Tokyo, e' uscito un altro sondaggio realizzato dalla Prefettura di Hokkaido, che ha mostrato che "il 3,7% degli alunni della scuola primaria, terza elementare, il 13,3% degli studenti del secondo anno delle scuole medie e il 19,4% dei ragazzi del secondo anno delle scuole superiori hanno tendenze depressive". Per Denda, "la causa della depressione infantile si trova sia a casa che a scuola. Si tratta di cause a volte intrecciate con il bullismo a scuola, con problemi nelle relazioni interpersonali e di abuso (da parte dei genitori o di altri adulti)". La depressione infantile "e' di solito meno grave della malattia negli adulti- ha ribadito il neuropsichiatra infantile- cosi' e' spesso trascurata. In molti casi, gli specialisti prendono atto dell'insonnia o dell'eccesso di cibo, ma trascurano i sintomi della depressione". Per individuare la malattia in fase precoce, Denda suggerisce di prestare attenzione ai cambiamenti nello stile di vita di un bambino. Per esempio, osservare se non dorme sonni tranquilli o se mangia correttamente, se si sente giu' al mattino ma diventa energico la sera, se e' incapace di fare le cose che gli piacciono e di non essere in grado di pensare in modo appropriato.

 

Inoltre "non si dovrebbe cercare di allietare il bimbo- ha aggiunto Denda- bisognerebbe simpatizzare con i sentimenti propri del disagio e della angoscia ed essere pronti ad una cura che preveda un lungo periodo di tempo. I bambini hanno bisogno di una presenza amorevole che vegli su di loro". Quanto esposto dal professor Denda, che illustra la diffusione di un malessere sociale che si esplica in un abbassamento del tono dell'umore o depressione nell'infanzia, "fa comprendere come tante manifestazioni che vengono etichettate come patologie a se' stanti derivino da una situazione psichica- ha concluso Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell'Istituto di Ortofonologia (IdO)- d'altro canto l'espansione delle problematiche comportamentali non puo' avere origini genetiche o neurologiche in un modo cosi' improvviso".

(Wel/ Dire)

IN ITALIA 800 MILA RAGAZZI ABBANDONANO il PERCORSO  di STUDI
SIP: ALLA BASE DISAGIO PIÙ AMPIO IN FAMIGLIA E SOCIETA'


Roma, 7 dic. - Sono tanti i giovani italiani che abbandonano troppo presto la scuola, anche prima di aver conseguito un titolo di studio superiore. Si tratta di circa 800.000 ragazzi, di cui il 60% maschi, che hanno alle loro spalle un'esperienza di abbandono scolastico, in particolare al sud.

 

"Numeri che ci pongono ad una discreta distanza dall'attuale 14,4% della media europea e dall'obiettivo del 10% di tasso di abbandono scolastico, stabilito nella strategia Europa 2020". Lo ha ricordato Marcello Lanari, pediatra e direttore scientifico della rivista 'Conoscere per Crescere' della Societa' Italiana di Pediatria (SIP ), edita dalla casa editrice Editeam, quale strumento di informazione scientifica per le famiglie e la scuola.

Il fenomeno dell'abbandono scolastico e' "un problema composito che condiziona negativamente il futuro del ragazzo- ha proseguito il pediatra - trovandosi questi in possesso di competenze e capacita' inadeguate alle richieste sempre piu' complesse del mercato del lavoro ed in generale della vita". E' inoltre un possibile "pericolo per il suo presente, creando le condizioni per un facile reclutamento in attivita' non consone alla sua eta' o addirittura illecite". Molto spesso tuttavia, l'abbandono definitivo della scuola non e' "repentino, ma ipotizzabile (e dunque prevenibile), perche' preceduto da quella che viene definita dispersione scolastica caratterizzata da percorsi punteggiati da insuccesso scolastico, frequenza incostante, ripetuti cambiamenti di classe o istituto. Talvolta- ha spiegato Lanari- riguarda anche coloro che nella scuola restano, ma solo formalmente, perche' seguono il corso di studi in maniera talmente passiva, da non derivarne una reale formazione ed uscendone in condizioni di semianalfabetismo".

 

Quasi sempre, alla base della dispersione scolastica vi e' "un disagio piu' ampio di quello dovuto all'insuccesso scolastico stesso, che riguarda l'ambiente familiare e sociale in cui il ragazzo vive e che richiede analisi e modalita' d'intervento individualizzate". Tra le molteplici cause vi puo' essere anche una "scelta degli studi superiori poco oculata o imposta, la sensazione di inadeguatezza che puo' derivarne, la disistima da parte di genitori e/o insegnanti e, sempre di piu', la diffusa e malsana percezione da parte dei giovani dell'inutilita' dei valori trasmessi dalla scuola, rispetto al continuo prevalere di messaggi fuorvianti che indicano vie brevi e meno faticose per un eventuale successo (anche questo idealizzato in totale coerenza con valori a dir poco effimeri)".

Ebbene, di tutto questo "siamo noi i responsabili, noi genitori, noi insegnanti, noi educatori, noi adulti. Abituiamoli a non pensare la scuola come qualcosa di disconnesso dalla loro attivita' lavorativa di domani, ma aiutiamoli a fare le scelte piu' appropriate in base a cio' che loro desiderano, tenendo tuttavia in considerazione le loro effettive affinita' e capacita', che come genitori dovremmo conoscere meglio di chiunque altro. Insegniamo loro che raramente si ottiene cio' a cui si mira senza molto impegno e fatica. Apriamo un dialogo con i loro insegnanti, i quali- ha concluso Lanari- oltre ad avere capacita' tecniche per l'orientamento dei ragazzi, spesso leggono in loro cose che noi genitori, emotivamente coinvolti i, non riusciamo a vedere".

IL DECALOGO DEL GARANTE DELLA PRIVACY PER LA SCUOLA
FORNITE REGOLE E INDICAZIONI PER LA TUTELA TRA I BANCHI.

(DIRE - Notiziario minori) Roma, 7 set. 

Obbligo del consenso per video e foto sui social network. Scrutini e voti pubblici.

Si' alle foto di recite e gite scolastiche. No alla pubblicazione on line dei nomi e cognomi degli studenti non in regola coi pagamenti della retta. Su cellulari e tablet in classe l'ultima parola spetta alle scuole. E' tempo di ritorno in classe e il garante per la protezione dei dati personali ha ritenuto utile fornire a professori, genitori e studenti, sulla base dei provvedimenti adottati e dei pareri resi, alcune indicazioni generali in materia di tutela della privacy.

Eccole:

- TEMI IN CLASSE - Non lede la privacy l'insegnante che assegna ai propri alunni lo svolgimento di temi in classe riguardanti il loro mondo personale. Sta invece nella sensibilita' dell'insegnante, nel momento in cui gli elaborati vengono letti in classe, trovare l'equilibrio tra esigenze didattiche e tutela della riservatezza, specialmente se si tratta di argomenti delicati.

- CELLULARI E TABLET - L'uso di cellulari e smartphone e' in genere consentito per fini strettamente personali, ad esempio per registrare le lezioni, e sempre nel rispetto delle persone.

 

Spetta comunque agli istituti scolastici decidere nella loro autonomia come regolamentare o se vietare del tutto l'uso dei cellulari. Non si possono diffondere immagini, video o foto sul web se non con il consenso delle persone riprese. E' bene ricordare che la diffusione di filmati e foto che ledono la riservatezza e la dignita' delle persone puo' far incorrere lo studente in sanzioni disciplinari e pecuniarie o perfino in veri e propri reati. Stesse cautele vanno previste per l'uso dei tablet, se usati a fini di registrazione e non soltanto per fini didattici o per consultare in classe libri elettronici e testi on line.

- RECITE E GITE SCOLASTICHE - Non violano la privacy le riprese video e le fotografie raccolte dai genitori durante le recite, le gite e i saggi scolastici. Le immagini in questi casi sono raccolte a fini personali e destinati ad un ambito familiare o amicale. Nel caso si intendesse pubblicarle o diffonderle in rete, anche sui social network, e' necessario ottenere il consenso delle persone presenti nei video o nelle foto.

- RETTA E SERVIZIO MENSA - E' illecito pubblicare sul sito della scuola il nome e cognome degli studenti i cui genitori sono in ritardo nel pagamento della retta o del servizio mensa. Lo stesso vale per gli studenti che usufruiscono gratuitamente del servizio mensa in quanto appartenenti a famiglie con reddito minimo o a fasce deboli. Gli avvisi messi on line devono avere carattere generale, mentre alle singole persone ci si deve rivolgere con comunicazioni di carattere individuale. A salvaguardia della trasparenza sulla gestione delle risorse scolastiche, restano ferme le regole sull'accesso ai documenti amministrativi da parte delle persone interessate.

 

- TELECAMERE - Si possono in generale installare telecamere all'interno degli istituti scolastici, ma devono funzionare solo negli orari di chiusura degli istituti e la loro presenza deve essere segnalata con cartelli. Se le riprese riguardano l'esterno della scuola, l'angolo visuale delle telecamere deve essere opportunamente delimitato. Le immagini registrare devono essere cancellate in generale dopo 24 ore.

- INSERIMENTO PROFESSIONALE - Al fine di agevolare l'orientamento, la formazione e l'inserimento professionale le scuole, su richiesta degli studenti, possono comunicare e diffondere alle aziende private e alle pubbliche amministrazioni i dati personali dei ragazzi.

 

- QUESTIONARI PER ATTIVITÀ DI RICERCA - L'attivita' di ricerca con la raccolta di informazioni personali tramite questionari da sottoporre agli studenti e' consentita solo se ragazzi e genitori sono stati prima informati sugli scopi delle ricerca, le modalita' del trattamento e le misure di sicurezza adottate. Gli studenti e i genitori devono essere lasciati liberi di non aderire all'iniziativa.

- ISCRIZIONE E REGISTRI ON LINE, PAGELLA ELETTRONICA - In attesa di poter esprimere il previsto parere sui provvedimenti attuativi del ministero dell'Istruzione riguardo all'iscrizione on line degli studenti, all'adozione dei registri on line e alla consultazione della pagella via web, il Garante auspica l'adozione di adeguate misure di sicurezza a protezione dei dati.

- VOTI, SCRUTINI, ESAMI DI STATO - I voti dei compiti in classe e delle interrogazioni, gli esiti degli scrutini o degli esami di Stato sono pubblici. Le informazioni sul rendimento scolastico sono soggette ad un regime di trasparenza e il regime della loro conoscibilita' e' stabilito dal ministero dell'Istruzione. E' necessario pero', nel pubblicare voti degli scrutini e degli esami nei tabelloni, che l'istituto eviti di fornire, anche indirettamente, informazioni sulle condizioni di salute degli studenti: il riferimento alle "prove differenziate" sostenute dagli studenti portatori di handicap, ad esempio, non va inserito nei tabelloni, ma deve essere indicato solamente nell'attestazione da rilasciare allo studente.

 

- TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI - Le scuole devono rendere noto alle famiglie e ai ragazzi, attraverso un'adeguata informativa, quali dati raccolgono e come li utilizzano. Spesso le scuole utilizzano nella loro attivita' quotidiana dati delicati - come quelli riguardanti le origini etniche, le convinzioni religiose, lo stato di salute - anche per fornire semplici servizi, come ad esempio la mensa. E' bene ricordare che nel trattare queste categorie di informazioni gli istituti scolastici devono porre estrema cautela, in conformita' al regolamento sui dati sensibili adottato dal ministero dell'Istruzione. Famiglie e studenti hanno diritto di conoscere quali informazioni sono trattate dall'istituto scolastico, farle rettificare se inesatte, incomplete o non aggiornate.
 

SCUOLA, PIÙ MATERIE E PROVE VIA COMPUTER: COSÌ CAMBIA il TEST INVALSI.
LE NOVITÀ DAL 2013/2014, PER ORA NO QUIZ NAZIONALI A MATURITÀ.


(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 4 mag. - Piu' materie (oltre all'italiano e alla matematica ci saranno anche le discipline scientifiche e l'inglese) e test svolti con l'uso del computer. Cosi' cambieranno le prove Invalsi (i quiz nazionali standardizzati che misurano la preparazione dei nostri studenti), a partire dal 2013/2014. L'uso del computer servira' per rendere piu' agevole il test, ma anche per consentire ai docenti di inviare i risultati piu' rapidamente all'Istituto di valutazione e ricevere piu' in fretta le elaborazioni degli esperti. E a partire dall'anno prossimo saranno rafforzati i sistemi di controllo sullo svolgimento delle prove, per evitare che i prof diano una mano falsando i risultati. Mentre chi si rifiutera' di partecipare sara' segnalato agli uffici del ministero. Nessuna novita' in vista, ad oggi, per la maturita'. Non ci sono ancora tempi certi sull'approdo del quiz Invalsi all'esame. Secondo i tecnici "sarebbe necessario" ma l'ultima parola spetta al ministro Profumo e non e' ancora arrivata. A fare il punto sul prossimo triennio di attivita' dell'Istituto di valutazione, Paolo Sestito, commissario straordinario Invalsi e Roberto Ricci, Responsabile del Servizio nazionale di valutazione, stamattina, in una conferenza stampa a Roma.

Le prove Invalsi quest'anno coinvolgeranno oltre due milioni di ragazzi dalla primaria alle superiori. Il calendario prevede prove scritte in italiano e matematica il 9 e l'11 maggio alla primaria (classi II e V), il 10 maggio in I media, il 16 maggio in II superiore e il 18 giugno all'esame di terza media.

Quest'ultima, ricordano dall'Invalsi, sara' l'unica prova che pesera', per legge, sul volto finale degli studenti. Negli altri casi non c'e' obbligo: saranno le scuole a decidere se inserire i risultati nella valutazione finale.

Le prove "consentono alle scuole- ha ricordato Sestito- di confrontarsi con se stesse, di guardarsi allo specchio per migliorare". Anche per questo quest'anno l'Invalsi "accelerera'" la riconsegna dei dati e distribuira' un vademecum per la lettura agli insegnanti che avranno piu' informazioni: non solo i risultati dei ragazzi, ma anche dati di contesto e sulle eventuali anomalie registrate durante lo svolgimento dei test.

LE PROVE DI MAGGIO - Resta ferma l'impostazione del 2011 (stesse materie, stessi tempi di svolgimento), ma "nel caso della matematica si dara' piu' spazio agli aspetti argomentativi- ha spiegato Ricci- e ci saranno piu' elementi di competenze nella comprensione del testo". Si dovranno desumere piu' informazioni dai brani, in pratica. Il rapporto sui risultati delle prove sara' presentato il 20 luglio. Sara' piu' ricca, stavolta, la gamma di dati sul background dei ragazzi (ambiti familiari e sociali). Le scuole potranno decidere se rendere note le informazioni o tenerle per loro.

COMPUTER E NUOVE MATERIE, NEL 2013/2014 LA SVOLTA - Quest'anno non si fara' in tempo ad introdurre grosse novita', hanno confermato dall'Invalsi, ma gia' si lavora ad un "piano triennale- ha detto Sestito- di rafforzamento della valutazione". Traduzione: si esploreranno altri "ambiti", altre materie. Si faranno test, in via sperimentale, in inglese e nelle "discipline scientifiche". Per l'inglese ci sono gia' 2mila ragazzi di terza media che stanno partecipando ad una mini-sperimentazione. Si dovranno poi coprire "altri momenti del percorso scolastico perche' ci sono buchi di conoscenza nel sistema". Ovvero andranno coinvolte "a campione e non in modo censuario" piu' classi. L'Invalsi punta su un rafforzamento nella scuola primaria fra la seconda e la quinta e alle superiori. Alle medie si dovrebbe andare verso una "semplificazione" con prove solo a campione in prima (e non censuarie, ovvero estese e a tutti). Sempre nel 2013/2014 si comincera' ad usare, almeno nelle classi campione, il computer per fare i test. "il che- chiarisce Sestio- aprira' anche a nuove possibilita' di esplorazione nella sua composizione". I risparmi ottenuti dalla semplificazione del sistema serviranno per "aumentare i controlli sia durante lo svolgimento delle prove- ha continuato il commissario- che sui risultati attraverso al ricorrezione".

CHI NON PARTECIPA SARÀ SEGNALATO - Da quest'anno con il decreto semplificazioni scatta l'obbligo di svolgere le prove. L'Invalsi segnalera' le "anomalie" quindi anche la mancata partecipazione ai dirigenti scolastici e agli uffici territoriali del ministero. 

ECCO IL TUTOR DI LATINO ON LINE PER FARE LE VERSIONI A CASA
GUIDERA' GRATUITAMENTE GLI STUDENTI COME UN INSEGNANTE.


(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 4 mag. - Eseguire le versioni di latino a casa aiutati da un tutor on line e in pieno accordo con la scuola non e' piu' un sogno. Da qualche giorno, infatti, la Fondazione Giovanni Agnelli, in collaborazione con l'Agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia scolastica (Ansas) del Miur, ha pubblicato sul sito www.fga.it il software Cicero. Si tratta di un innovativo tutor digitale, disponibile gratuitamente, per guidare gli studenti nelle versioni assegnate come compito a casa, adattandosi alle richieste dell'insegnante.

 

L'idea di fondo del progetto e' stata di ridurre e nel tempo di eliminare la pessima abitudine della copiatura on line. Gli autori di Cicero sono giovani ricercatori e studiosi torinesi che hanno realizzato "una guida amichevole, ma severa, all'analisi del testo e alla traduzione".

Alla realizzazione del software hanno collaborato con entusiasmo docenti e studenti di alcuni licei italiani: Laura Albertini e Cinzia Mario - Liceo "Arimondi" (Savigliano, Cn); Sara Catalano - Liceo Scientifico "Erasmo da Rotterdam" (Nichelino, To); Laura Cutuli - Liceo Classico "Machiavelli-Capponi" (Firenze); Roberto Delucia - Liceo Classico "A. Genovesi" (Napoli); Francesco Mannarino - Liceo Linguistico "Lombardi Satriani" (Mesoraca, Kr); Simone Paiano - Liceo classico "V. Gioberti" (Torino); Alessandra Traversa - Liceo Classico "Gorgia" (Lentini, Sr). Per capire come funziona Cicero, e' possibile visionare una demo e seguire la guida sul sito http://www.cicerolatintutor.it/.